venerdì 30 agosto 2013

...Ritorni. O commiato


Confermo: i ritorni sono difficili.
Se la realtà non esiste ma è frutto di una nostra rappresentazione mentale, il ritorno in un luogo altro-da-sé implica una rielaborazione - gli antropologi amano dire: riplasmazione - di quanto in precedenza creato.
Per Tunisi e i suoi sobborghi, investiti da una rapida trasformazione che è transizione, il ritorno a distanza di un anno intenso, in cui un nuovo governo che doveva farsi da parte a ottobre ma che è rimasto al potere senza legittimità, una nuova assemblea costituente, due dolorosi omicidi politici, una nuova appropriazione identitaria islamica da un lato e laica dall'altra - che involvono in Amina e le Femen - può spiazzare.




Occorre maturità: approfondire le conoscenze è un rischio. Si può avere paura di sapere.
La superficialità può mutare l'intrigante dell'ignoto appena sfiorato in banale piattume.
L'altezza eleva ma ha una controindicazione: le vertigini.




Nessun giornale italiano, nessuno dei nostri media ha una visione internazionale che permetta una comprensione della situazione tunisina il più possibile veritiera (risparmiamo di chiederci se la verità esista o meno).

La Tunisia non è l'Italia. Piaccia o non piaccia, è Africa. Mediterranea, ma Africa. Nel bene e nel male.
Se ne faccia una ragione tanto chi la vuole moderno avamposto di un immaginario esotico per sguazzare in comodità e convenienze, quanto chi, allarmista più del dovuto, avversa l'islam senza conoscerlo. E senza capire che la vera rivoluzione in Tunisia ci sarebbe proprio se il governo fosse realmente islamico. Perché la società tunisina non lo è più di quanto non sia cattolica quella italiana, cioè in quel modo che è un compromesso tra la pura formalità, la tradizione e l'ipocrisia.






Se in Europa, in Italia, si vive un nuovo slancio ecologico - in verità già un po' smorzato, dopo che, prevedibilmente, la longa manus delle mafie si è appropriata di pannelli solari, pale eoliche, inceneritori, smaltimento rifiuti - parlare di raccolta differenziata in Tunisia farebbe ridere. Non so quanto sia facile da capire, ma non avrebbe senso. Eppure ha senso che l'occhio occidentale resti schifato dalla plastica trascinata sul bagnasciuga o dalle buste d'immondizia lasciate quasi a casaccio sui marciapiedi.

L'educazione dei bambini italiani - sempre più pochi - è considerata un'operazione gravosa. Che fa spendere soldi e risorse, che richiede l'attenzione ossessiva di genitori incapaci di promuovere valori civili e morali, sostituendovi l'idea che la ricchezza è tutto, che il superfluo è necessario, che la maleducazione è dovuta, che ciò che si vuole bisogna che si ottenga, che il fine giustifica i mezzi. Sostenendo l'equivalenza tra progresso e benessere materiale, tra svago e disimpegno sociopolitico.
Al contrario sulle spiagge del Kram si affollano bambini che fanno tenerezza nel loro approccio al mondo: barcollanti tra le onde, armati della sola sabbia come gioco, dell'acqua del mare come sincero divertimento.

Forse è una questione di irrazionale, partigiana simpatia. Ma preferisco vedere un bambino che si "forma le ossa", affrontando da subito le difficoltà, "sbattendo la testa", metaforicamente e non, contro le avversità a uno cui un genitore pauroso impedisce il superamento degli ostacoli, preclude le esperienze, utilizza come un pupazzo da vestire con le marche più costose e come proprio robot - avatar, direbbe un patito dei colossal o un induista - che debba realizzare i propri sogni.




Commiato.
Sono a Roma. I bangladesi dell'Esquilino prendono il posto dei tunisini del Kram e mi fanno avvertire meno traumatica l'immersione tra italiani. E' buffo camminare e osservare scritte italiane invece che tentare goffe letture di quelle francesi. O soffermarsi sugli incomprensibili caratteri arabi.


EPILOGO

Questo è l'ultimo post. 
Ho pensato di tenere il blog per il soggiorno in Tunisia, ora che siamo tornati non ha più motivo d'essere.
Grazie a tutti coloro che hanno avuto voglia e pazienza di leggere. Se avranno tratto qualcosa di positivo ne sarò felice. 


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