Mohamed Brahmi, 57 anni,
uomo politico dell’opposizione laica, deputato dell'Assemblea costituente,
leader del Movimento del Popolo e da poco coordinatore generale del nuovo
partito Corrente Popolare: non saprei nulla di tutto ciò se ieri mattina,
proprio nel giorno di anniversario della repubblica tunisina, non fosse stato
assassinato brutalmente, davanti all’abitazione in cui viveva con moglie e
figli, ad Ariana. Il ricordo non può non andare al leader
laico Belaid,
ucciso in modo analogo a febbraio. Domani ci saranno i funerali: Brahmi sarà
sepolto proprio accanto a Belaid.
Mohamed Brahmi |
Non
appena la notizia si diffonde, iniziano le proteste in varie parti della
Tunisia. Soprattutto lungo l’avenue Bourguiba a Tunisi, nello specifico nei
pressi della sede del Ministero dell’Interno. Oggi è stato proclamato lo
sciopero generale. Sono previste altre manifestazioni. L’ambasciata
d’Italia con un comunicato avverte gli italiani di fare attenzione, soprattutto
per chi si reca a Tunisi.
Una brutta storia. I
tunisini fautori nella democrazia si sentono abbacchiati, frustrati. Per non
dire sconfitti. Ho sentito Ahmed, non ci vedevamo da aprile. Appena risponde al
telefono: «Sono triste, hai visto cosa è successo?» Qualche italiano di Tunisia,
memore di dittature più o meno antiche, parla di «nuovo fascismo degli
islamisti». La situazione è confusa, molti credono che dietro l'assassinio ci
sia Ennahda, che però ha subito inviato una comunicazione per condannare
l'omicidio. E pensare che meno di una settimana fa abbiamo intervistato i
responsabili della moschea Al Huda di Roma, tunisini di Ennahda, sfuggiti alle
persecuzioni di Ben Alì.
L’atmosfera
sociopolitica post-attentato mi pervade in una sensazione di partecipazione,
con un po’ di rassegnazione e molto rispetto. Mi sento vicino a tutti coloro
che provano sdegno per questo vergognoso omicidio. Passeggiamo per il Kram,
dove negozi chiusi si alternano ad altri aperti. Mi viene in mente che spesso
perdiamo il senso della parola democrazia: governo del popolo, sì, ma forse
soprattutto libertà di espressione senza correre il rischio di morire per
esprimere idee contrarie a chi comanda.
Manifestazione a Tunisi |
E un po' di
pensieri mi assalgono. Innanzitutto un racconto di Wafé dell'anno scorso. Ci
aveva detto che con Ben Alì le arrivavano mail di minacce quando, in messaggi
privati su Facebook o anche solo per posta elettronica, accennava a cattivi
pensieri sul dittatore.
Quindi mi
tornano alla mente le opinioni di alcuni italiani di Tunisi: «Con Ben Alì stavamo bene, c'era sicurezza. E poi i
tunisini hanno bisogno di una guida, non sono capaci di gestirsi se non vengono
comandati.» Non posso poi evitare di immaginare alcune delle persone che
abbiamo incontrato sull’aereo un paio di giorni fa: nei loro villaggi a
Hammamet, impegnati in attività esotiche come mangiare la pasta, bere
birra, fare parole crociate, immergersi in piscina, ballare in discoteca,
quanto sarà viva la notizia dell'omicidio?
Ultima
considerazione: la stampa e l'opinione pubblica italiane. Sui siti web dei
quotidiani nazionali, tra polemiche di una politica sempre più grottesca,
omicidi in cui muore qualcuno di cui tutti parlano di un "bravo ragazzo", senzaparticolari problemi e l'immancabile allarme per il caldo record (con tanto di decalogo per
sopravvivere all'afa) fa capolino, la grave notizia. Che però viene
presentata o peggiorando ulteriormente la realtà, oppure infarcendo con
tante imprecisioni, alcune frutto di malafede. Tornano così di moda i
famosi, pericolosissimi salafiti. Non si capisce bene se sarebbero
il braccio armato di Ennahda, una cellula di al Qaeda, dei mercenari al soldo
del Qatar. Pazienza se in Tunisia non abbiano affatto seguito. Giornalisti
che non si saranno mai recati in Nord Africa in vita loro (o forse mi sbaglio,
magari avranno visto Sharm el Sheikh e le piramidi) si lanciano in parallelismi
ridicoli tra Egitto e Tunisia.
Per quanto
concerne il sondare l'opinione pubblica, con un certo masochismo mi costringo a
leggere i commenti che i lettori lasciano in calce all'articolo su Repubblica inerente
l'omicidio di Brahmi. Ebbene, ecco una summa esemplificativa (gli eventuali
strafalcioni fanno parte integrante del discorso):
rramella 6 ore fa
Per chi dice
che l’islam è una religione di pace: meditate, quanti crimini sono commessi in
nome dell’islam? Contro i popoli, contro le donne, contro gli atei ed i
religiosi di ogni fede (cristiani, ebrei, induisti, buddisti etc); islam pace e
democrazia sono parole che difficilmente stanno insieme
abusoni 6 ore fa
Con Ben Alì era
un paese laico e filo occidentale. Poi la demenza americana ha favorito il
colpo di statp integralista e questi sono i risultati. Gli USA sono una grande
disgrazia
gabricose 6 ore fa
Ci risiamo
l’islamismo piaga mondiale, viola costantemente i diritti umani, i governi islamici
sono una vera minaccia per la pace nel mondo.
La primavera
araba è diventata la negazione e l’inverno arabo, dove tutto è stato calpestato
da chi, che per governare hanno approfittato dell’islam e la demagogia
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